Testo critico di Alessandra Pacelli
Caria miscela il pulp con l’ironia, lega pop-art a espressionismo; tratto rude e sincopato di chine, pennarelli, carboncini e smalti dai colori sparati. Sullo sfondo una Nea-polis che sbanda verso il futuro, sempre pronta a esplodere. Porta aperta su un altrove sconosciuto?
C’è sempre un “punctum”, direbbe Roland Barthes, che cambia il senso del tutto: una lattina accartocciata, un disco volante, un ghigno, la lontana esplosione di un vulcano; piccoli elementi disturbanti come detonatori pronti a esplodere.
"Un artista poliedrico che sfida le convenzioni"
La Repubblica
"La visionaria verve creativa di Caria che si dilata"
il Mattino
I suoi personaggi, tutti tipi inaffidabili un po’ vittime e un po’
carnefici, si svelano come piccoli romanzi incendiari
un triplo salto mortale frulla insieme Calvino, Grosz e Terry Gilliam, e tramuta la tensione
in linguaggio politico
"Linguaggio politico e visione futurista"
Il Manifesto
"Un caleidoscopio di colori vivaci e tratti incisivi"
il Corriere.it











